Vi racconto il mio ritiro di Dharma e meditazione assieme ai monaci e le monache di Plum Village nelle campagne del pavese.
Sembra di essere in capo al mondo
Il cielo è terso e l’atmosfera, in questo angolo di Italia, davvero magica. Attorno a Bereguardo, in provincia di Pavia, non ci sono solo campi coltivati a riso e cereali, ma anche una natura potente, soprattutto ai margini del parco del Ticino, oasi protetta fitta di alberi di robinia, pioppi e querce.
“Sembra di essere in Vietnam” – dice Sister River, sorridendo davanti allo spettacolo di una natura in piena esplosione primaverile, come un adolescente senza mezze misure. I monaci e le monache di Plum Village sono arrivati con un vecchio furgone dalla Francia e hanno scaricato le loro poche cose preziose. Una campana tibetana grande come un pentolone per farci la polenta – assieme al suo cuscino ricamato d’oro -, le tonache marroni, ma soprattutto i loro sorrisi.
Anche io sono qui per il ritiro di primavera, e sono incerta su come andrà l’esperienza. Sempre, quando sono sull’orlo di un ritiro, ho dentro di me un misto di curiosità mescolata a un’ombra di dubbio e di esitazione. Saltarci dentro e lasciarsi portare da quello che accade per me è sempre un po’ difficile: persona prudente e lenta, come sempre ci impiego tempo a rilassarmi davvero e a galleggiare su ciò che accade.
In una vecchia corte agricola
Le Cascine Orsine che ci ospitano sono una meraviglia di vecchia corte agricola primi Novecento parzialmente ancora in uso. Il quartier generale poco distante da dove si svolge il mio ritiro è una enorme azienda biodinamica di proprietà di Giulia Maria Crespi (novantaquattrenne splendente, che a suo tempo fu tra i fondatori del FAI) per la coltivazione di frutta e verdura e per l’allevamento bovino. 500 mucche da latte coccolate dal metodo Steineriano, un pollaio, orti nel pieno della produzione, frutteti, risaie e bosco.
Quanto conta il luogo in cui viviamo, quanto ci trasmette delle sue nevrosi? Penso a questo mentre automaticamente paragono la città (la mia è comunque piccola e abbastanza tranquilla) a questo posto così pieno di energia buona.
La meditazione camminata nella natura
Molte volte, nel corso di questi cinque giorni di silenzio ritorniamo alla natura con lunghe e lente passeggiate. La walking meditation – meditazione camminata – fa parte integrante della routine dei ritiri, e per Thich Nhat Hanh, maestro e guida anche qui in questo angolo di mondo attraverso le parole dei nostri insegnanti, è una pratica fondamentale. Camminare respirando, senza fretta di raggiungere nessun posto, godendosi fino in fondo ogni passo – per la gioia e la meraviglia di muovere quel passo, è davvero riappacificante.
Ad ogni inspirazione so che sto inspirando; ad ogni espirazione, sorrido. Ogni tanto ci fermiamo a contemplare gli alberi, che ci restituiscono la loro energia regalandoci il brivido di stenderci sulle loro radici. Un impasto di odori di fresco e umido, i suoni del vento, gli uccelli e le api che ronzano impazzite nei fiori di robinia.
Siamo seduti, eppure sempre in movimento
E poi le pratiche formali nello Zendo, scandite dal suono della campana, che le monache invitano con grande eleganza. Un tocco leggero e sordo di preparazione, seguito da un tocco più deciso, che risuona limpido a lungo dentro al mio cuore.
Respira, sei viva – mi dico. Assieme a miliardi di altri esseri viventi, che ruotano senza sosta assieme alla terra: crediamo di essere immobili, ma la realtà cambia, più o meno percettibilmente, di respiro in respiro. Siamo creature del cambiamento, anche se ci fa molta paura – o se a volte vorremmo che arrivasse a spazzare via un quotidiano che ci sta stretto. Ma il cambiamento ha il suo passo, siamo noi che possiamo imparare a stargli dietro, onorando i suoi movimenti di formica o i suoi balzi da gigante.
Mangiare in consapevolezza
Il momento dei pasti è sempre molto nutriente, da tutti i punti di vista.
Abbiamo la fortuna di poter gustare le verdure degli orti delle Cascine Orsine, preparati nella grande cucina contadina – con la stufa di ghisa di una volta – dentro ai pentoloni di terracotta.
Spinaci verde smeraldo, rape rosse che tingono la lingua, farro integrale e riso delle risaie qua attorno. Il cibo sano nutre gli occhi così come il corpo. È bello così com’è, senza bisogno di architetture forzate o giri di parole.
Sai da dove viene, sai chi l’ha raccolto, sai chi l’ha cucinato. E tutti insieme, a turno, ci prendiamo cura di aiutare a pulire le verdure o lavare i piatti, perché non c’è un compito più importante che essere con le cose piccole di ogni giorno, e farle perché siano fatte con presenza e amore. Certo che non è così semplice, anche se è molto facile!
A volte vorresti aver già finito, per uscire a goderti il sole sulla faccia; oppure vorresti stare lì in cucina ancora per un po’, per evitare di andare al gruppo di condivisione pomeridiana (l’unico momento in cui si parla con gli altri, rompendo la regola del silenzio), perché non sai proprio cosa dire, tanti sono i pensieri ingarbugliati che si accavallano nella mente.
Perché sono qui?
Cosa significa partecipare ad un ritiro di consapevolezza? Perché a volte è così faticoso?
Stare con questa inspirazione e questa espirazione, proprio questa, è una specie di lente di ingrandimento su ciò che sono in questo momento.
La mente si ribella, si fa un milione di domande, vorrebbe sapere tutto subito oppure vorrebbe evitare di vedere quello che fa male vedere. Vorrebbe trovare la prossima strategia per migliorare la situazione, vorrebbe scappare a casa, vorrebbe stare qui per sempre, vorrebbe piangere, vorrebbe essere quel gatto che sta arrotolato tutto il giorno e non sa, né gli importa di sapere.
Per fortuna, ascoltando la condivisione degli altri partecipanti, capisco che anche la loro mente è un formicaio come la mia. Dove le formiche mentali, partoriscono in continuazione altre formiche (dice in una poesia Mariangela Gualtieri). E le parole di incoraggiamento delle monache che guidano il mio gruppo – che parlano sottovoce e hanno un sorriso bellissimo stampato sulla faccia – mi aiutano a sentirmi meno isolata.
Un silenzio che fa bene
A volte stare in silenzio è uno dei tanti sistemi per attirare l’attenzione, per protestare contro qualcosa che pensiamo sia ingiusto, per manifestare il nostro disaccordo o per renderci invisibili, in un mondo che urla nelle orecchie. Molti di noi non amano il silenzio, sembra una cosa innaturale, una forzatura, una resa, un disagio.
Per me, dopo il primo ritiro silenzioso, è stata una scoperta meravigliosa! Io amo il silenzio, ma so che per molti è perlomeno una gran fatica. Anche qui: la mente si ribella, farebbe qualsiasi cosa per non tagliare il cordone con le mille cose che diciamo in un giorno. Un ritiro di consapevolezza ti chiede di comportarti in modo controintuitivo: invece di commentare tutto, di raccontare al tuo vicino del tuo mal di schiena o del fatto che ti sei dimenticato di portare le ciabatte; invece di raccontare la tua vita, ti chiede di tenerla con te, la tua vita, di respirarci attraverso, di lasciarla in sottofondo, mentre assapori questo cucchiaio di minestra, mentre senti la pianta dei piedi che tocca l’erba, mentre ti fai attraversare dal profumo dei glicini fioriti.
Smettere di parlare ovviamente non significa smettere di pensare; quello che noi raccontiamo a noi stessi continua nella nostra mente. Ma il silenzio purifica lentamente i nostri processi, che giorno dopo giorno diventano un po’ più limpidi, più chiari. Ed è curioso ricominciare a parlare alla fine di un ritiro. Credo che ciascuno di noi lo viva in modo personale; io cerco di rallentare più che posso il viaggio di ritorno alla parola.
…Un giorno diventerò un’eremita 🙂
* Il ritiro è stato organizzato da Essere Pace – Wake Up Italia
24 Maggio 2017 at 16:28
Bellissimo, mi ricordo di un ritiro Vipassana fatto anni or sono, 10 giorni di beato silenzio.
Consapevolezza, parola che dovremmo indossare sulla mente e sul corpo. Parola d’infinite strade e possibilità. Grazie per la splendida condivisione. Mi fa bene leggerti, e leggere di questo tuo cammino.
24 Maggio 2017 at 20:21
Fa bene anche a me leggere te Clara (lagrammaticadibombay.blogspot.it)! Allora ci scambiamo un po’ di sensazioni e pensieri. A volte anche una sola frase può innescare qualcosa di bello da inseguire – come quando cammini per la strada e ti fermi ad ascoltare la musica che viene da una finestra in alto. Ti succede? Un bacione grande!;-)
28 Maggio 2017 at 18:28
Sì, anche la luce improvvisa che viene da certi mattini o finestre, mi succede, come la musica che tutto sospende e la mente si placa, s’innesta sul momento.