In questi giorni estivi stiamo assistendo in diretta ad un incendio – a molti incendi.
La Siberia brucia e brucia anche il Brasile, oltre a tutti gli altri incendi nostrani che punteggiano come di consueto l’estate mediterranea.
È come se il corpo della nostra Madre Terra fosse infiammato; come quando ci ammaliamo e alcune parti del nostro corpo si infiammano, o si intossicano – improvvisamente dobbiamo fermarci e riposarci, provare a guarire ciò che brucia e ci procura sofferenza. Non vedo la differenza tra il corpo di Madre Terra che brucia e il mio, quando mi ammalo. Semplicemente è un ammalarmi su larga scala, come se le malattie di tutti noi si connettessero per vibrare e risuonare insieme.
Qualcuno di noi fa finta di niente – si dice – è tutto normale, è il mio stomaco che brucia, o la mia testa che esplode, ma devo per forza andare avanti anche così. Magari mi prendo altre due o tre pastiglie, per arrivare a sera. Rimedi da banco ne abbiamo in quantità, divertimenti e distrazioni, che ci portano via da ciò che è in fiamme o che ce lo fanno scordare per un po’.
Qualcuno invece decide di fermarsi e riposarsi, di calmare il fuoco, di ascoltarlo, almeno.
E allora siamo disponibili al disarmo, a deporre le armi e a sentire quel che c’è da sentire, senza pretendere di zittirlo, senza evitarlo.
Ma se posso disarmare me stesso, pur con tante difficoltà nei confronti delle mie resistenze, con pazienza e amore – come farò a disarmare gli altri; come fare per calmare il fuoco che brucia altrove? Questo pensiero può essere accompagnato da un senso di impotenza e di frustrazione: come si fa a fermare la sofferenza, il fuoco là fuori?
Il disarmo interiore
” (…) Il disarmo è quindi una speranza e una preghiera, ma non ancora una realtà. E perché? Perché il disarmo deve iniziare nel cuore di tutti o il disarmo mondiale non avverrà mai. La difesa e l’attacco che avvengono su larga scala si verificano costantemente dentro ciascuno di noi.
Difendiamo costantemente la nostra immagine. Se qualcuno ci guarda di traverso, ci muove una critica,o non ci apprezza o non ci ama abbastanza, o addirittura ci incolpa, la difesa si trasforma in attacco. La logica è che dobbiamo difendere il nostro ego e poiché quasi ogni persona al mondo agisce in questo modo, tutte le nazioni si comportano di conseguenza.
Non c’è speranza in un reale cambiamento, a meno che non cambi ogni singolo essere umano. Quindi spetta a ciascuno di noi lavorare per la propria pace interiore. Questo potrà accadere soltanto se ogni ego viene in qualche modo ridimensionato e l’ego diminuisce solo quando vediamo con spietata onestà ciò che sta succedendo dentro di noi”.
(Ayya Khema, 1987)
Per questo credo che sia un dovere lavorare al mio personale disarmo, perché qualsiasi cambiamento non può partire da un’altra forma di difesa, da un’altra tecnica che sostituisce quella precedente, da una nuova tecnologia o da una decisione dall’alto che mi salva e mi scagiona. Niente e nessuno può farlo per me, ma certo possiamo camminare insieme. (Anche) a questo serve la Mindfulness, la meditazione di consapevolezza.