“Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi; per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto”.
Henry David Thoreau
Quando rileggo questa frase di Thoreau e sull’orlo delle vacanze estive (ma ci sarà qualcuno che le avrà già fatte a questo punto dell’estate) mi viene in mente che mi piacerebbe davvero andare nei boschi a vivere con saggezza come lui, ma poi penso che non è il caso di farsene una colpa, se non sono in grado di mollare tutto e trasformare la mia vita così radicalmente. Ho potuto anche sperimentare che non serve a nulla aspettare che le cose cambino e siano “perfette” per fare o essere quello che mi sta a cuore di fare o essere.
Il momento giusto è ADESSO, anche perché non è detto che ci sia un momento in futuro (gasp!). Aspettare che si realizzino i miei “se solo”, i miei condizionali e quello che dovrebbe accadere se le cose andassero per il vero giusto, si risolve di solito in una grande frustrazione.
In genere il mio approccio al desiderio di “andare nei boschi a vivere con saggezza” è: fissarmi un post-it mentale con il bosco in questione e tutto quanto penso sia bello e utile per me, e poi muovere il primo passo in quella direzione.
Come dicevamo nello scorso post sull’Ikigai (lo scopo della propria vita, il motivo per cui ci alziamo il mattino), una volta che ci si rende conto di quale sia il motivo profondo e il senso della propria vita, realizzarlo viene di conseguenza; non è tanto importante sapere “cosa” fare, ma “perché” lo si vuol fare.
Segui la tua stella
Il “perché” ci porta nella direzione giusta, che non sarà priva di errori e aggiustamenti, ma rimane comunque la direzione in cui ci sentiamo in armonia con noi stessi.
E aggiungo che sarebbe anche interessante osservare quali emozioni si muovono in noi quando riusciamo a sentirci in armonia con le cose che scegliamo di fare.
Il “perché” si porta dietro un corollario di emozioni che ci fanno bene.
Di solito sono emozioni positive, di pienezza e autenticità. Forse ci sentiamo pieni di gioia, di amore per ciò che facciamo, di una sensazione di connessione o di grande creatività.
Ci sentiamo utili, ci sembra di dare un contributo attivo al nostro bene o a quello degli altri.
Forse ci sentiamo vivi, veri, liberi.
Se ti chiedessi di chiudere gli occhi e pensare a te stesso/te stessa mentre fai la cosa che in questo momento della tua vita ti fa più felice, in cui ti senti più riconosciuta, cosa accade dentro di te?
Una pratica di buon giorno
Sull’onda di queste riflessioni, e dato che siamo appunto nel bel mezzo di questa estate, ho pensato che ti può essere utile una breve meditazione (5 minuti e mezzo) da fare alla mattina, prima di partire per la spiaggia (se sei al mare), o per le mille altre cose che ciascuno di noi fa in questi giorni.
È una pratica che ti invita a osservare le tue intenzioni di oggi, a coltivare il “messaggio” che vuoi mandare al mondo – o il valore/qualità che vuoi incarnare in questa giornata; e infine ti chiede di osservare se c’è qualcosa che puoi lasciar andare, qualcosa che puoi smettere di evitare o trattenere per forza.
La posologia è comunque libera, ma credo che cominciare la giornata così, possa essere utile per allinearci su quello che conta davvero nella vita per ciascuno di noi, oltre ad allenarci alla pratica del silenzio, del fermarci prima di fare, dell’ascoltarci invece di parlarci sopra.
Ti auguro una buona estate di vacanza e di boschi in cui coltivare la saggezza 😉
18 Luglio 2018 at 8:01
Grazie Elisa! ❤️
Ho trovato così utile questa pratica del mattino che l’ho inviata ad alcuni cari amici.
Un abbraccio dal sud
18 Luglio 2018 at 10:35
ciao Anna Maria! Ma certo, hai fatto benissimo e ti ringrazio! Un abbraccio dal nord padano afoso 🙂