Vorrei riprendere un’idea che ho buttato là al volo in un post precedente, quello sul “principio del contenitore”, ovvero l’importanza di avere una Quiet room tutta per noi in cui metterci in relazione.
In quel post vi raccontavo di come è importante creare un luogo che ci contenga e ci rappresenti, in cui ci sentiamo a nostro agio, quando decidiamo che è venuto il momento di dedicare un po’ di tempo a noi stessi.
Potrebbe darsi che (finalmente) decidiamo di sederci e fare meditazione – cosa che può sembrare difficile, o strana, o perfino inutile, finché non ci avviciniamo meglio e proviamo a capirla…(!) ma la nostra Quiet room potrebbe anche servirci semplicemente come momento di “silenzio” durante la giornata, o momento in cui riavvicinarci a noi stessi e alle nostre passioni, come leggere, disegnare, fare yoga, ecc. ecc.
Vi dicevo anche come è importante creare un ambiente piacevole, pulito e sano, perché anche quello che ci circonda entra a far parte di ciò che siamo e condiziona il nostro stato d’animo.
Ovvero, dipendiamo in parte dal luogo che viviamo, così come dipendiamo dal cibo che mangiamo, dai vestiti che indossiamo e dalle persone di cui ci circondiamo.
I buddhisti direbbero: “tutto dipende da altro”
E lo dico anch’io. Tutto dipende dalle condizioni che lo causano. Difficile?
Facciamo un esempio: una mela che arriva sul nostro tavolo – e che noi mangiamo dopo pranzo – dipende da una serie di fattori concomitanti. Un albero, la terra, la pioggia e il sole, le api che impollinano i fiori, un agricoltore che coltiva il frutteto, un certo tempo per permettere alla mela di crescere e maturare, qualcuno che la raccoglie, qualcun altro che la mette in una cassetta e la porta al mercato. Qualcuno che prima di me non la compra, e io che arrivo dopo e la scelgo per me e la mia famiglia. Ciascuna di queste condizioni è a sua volta condizionata da centinaia, migliaia di altre che la precedono, ed è condizione per altre centinaia, migliaia che la seguono. Di più: la mela – ci dice il buddhismo – è tale per differenza da tutto ciò che non è mela. Non è pera, né altra frutta, né altra non frutta, ma è mela perché io da un lato la metto in relazione al mio concetto di “mela” e dall’altro al mio concetto di “non mela”.
Dunque, tutto è una relazione, nella quale quale – relazione – noi controlliamo ben poche cose!
Tutto è relativo
A cosa ci serve tutto questo ragionamento, che di per sé potrebbe sembrare molto astratto e un po’ inutile di fronte alle difficoltà di ogni giorno?
Thich Nhat Hanh – monaco e maestro buddhista vietnamita – ce lo spiega molto bene nei suoi discorsi, in un libro che si intitola, Quando bevi il tè, stai bevendo nuvole: “L’osservazione profonda, la meditazione, ti aiutano a vedere che quando stai bevendo il tè, stai bevendo nuvole. Di fatto gli esseri umani sono fatti per il settanta per cento di “nuvola”; la nuvola dunque non è solo lassù nel cielo, quindi, è anche dentro di me. Da praticante di meditazione puoi vedere molto a fondo cose che le persone che hai intorno non riescono a vedere; puoi vedere la realtà dell’interessere, puoi vedere il chicco di granoturco nella pianta di granoturco; puoi vedere la madre nella figlia, puoi vedere l’arabo nell’americano e l’americano nell’arabo e allora smetti di discriminare perché sai che aiutarli significa aiutare te stesso, punirli vuol dire punire te stesso”.
La meditazione dunque ci aiuta ad avvicinarci alla relazione che siamo e che sono tutte le cose che ci circondano.
La mente non separata
Mentre viviamo troppo spesso separati: separati dalle nostre emozioni a cui spesso non sappiamo dare un nome preciso, separati dai nostri pensieri, che fatichiamo a riconoscere come tali, tanto siamo presi nella rete del “ho ragione” e “questo è vero”; separati dalle nostre sensazioni corporee, che molto spesso ignoriamo o non vogliamo sentire (per paura?) – in questo nostro essere separati, quando ci fermiamo e ci mettiamo a sedere, possiamo scoprire di essere in realtà totalmente uniti.
Non è grazie alla relazione con nostra madre che possiamo crescere e svilupparci? Ed è di nuovo grazie ad una relazione che conosciamo il mondo, utilizziamo il linguaggio, diamo un nome alle esperienze e identifichiamo cose e fenomeni.
È nella relazione con le persone della nostra età, che quando siamo adolescenti, creiamo le nostre comunità e i nostri gruppi di appartenenza; ed è grazie ad una relazione che ci innamoriamo e magari costruiamo una famiglia. E tutto quello che facciamo in questa vita, è in relazione a qualcos’altro: il cibo che mangiamo lo ha coltivato o allevato qualcuno, gli oggetti che compriamo sono stati fatti da qualcun altro (magari anche molto lontano), le case e le strade, i treni e le automobili, i libri che leggiamo, i telegiornali che guardiamo, i computer e i telefoni che ormai sono così tanto parte del nostro tempo, da faticare ad immaginarci senza.
La Mindfulness ci aiuta a capire, a sentire, come tutto è in relazione a qualcos’altro. Come siamo dipendenti da tutto e profondamente uniti a ciò che ci circonda. E a toccare nel cuore la realtà di essere davvero il respiro del mondo.